Un microchip nel cervello: 

Sarà poi vero che ogni frontiera è un limite da abbattere e non talvolta un valore da preservare?

Probabilmente è che sto invecchiando, e succede che si diventi un po' conservatori. Non sul piano politico, ma di fronte alla velocità dei cambiamenti si attenua con il tempo quella smania di nuovo, di confini da superare e sconfiggere e cresce invece la voglia di rifletterci; fermarsi almeno un momento e provare a porsi delle domande. Sarà poi vero che ogni frontiera è un limite da abbattere e non talvolta un valore da preservare? Ed è proprio la qualità delle domande che ci poniamo che fa la differenza. L'entusiasmo, la frenesia di fronte alla possibilità di infrangere barriere che sembravano invalicabili, grazie ai progressi della scienza, sono assolutamente comprensibili, e tanto bene hanno prodotto per l'umanità. Nulla è buono o cattivo di per sé, perché è l'uso che se ne fa che ne caratterizza la qualità. Ma nulla è neutro, e tutto produce effetti che difficilmente si possono prevedere. Ricordo di aver letto le memorie di Oppenheimer, e la sua crisi di coscienza che lo portò a opporsi al proseguire le ricerche per la bomba a idrogeno quando si era reso conto di quello che stavano producendo. Cosa sto facendo? Quest'uomo, Elon Musk, è di sicuro geniale e quelli così non vanno fermati perché sono loro, i visionari, che aprono strade inimmaginabili per altri. E probabilmente le sue innovazioni, come un microchip impiantato nel cervello,  porterebbero dei vantaggi significativi in molte situazioni oggi non risolvibili. Ma confesso che mi fa anche paura la sensazione che nella sua frenesia non paia esserci spazio per qualche domanda...cosa sto facendo?



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