Le verità apparenti.
Ricordo di essere rimasto a lungo a osservarlo nel suo
ipnotico oscillare. Parigi, il Panthéon e quella grande sala tutta per lui; una
sfera dorata da 28 Kg appesa a un cavo lungo sessanta metri. Al centro di
quella cupola altissima. Mi è tornata in mente la splendida descrizione che
Umberto Eco ne fa nel suo libro "Il pendolo di Foucault", mentre a
piedi fermi sul marmo notavo il suo lento spostarsi mentre si allontanava da
me. All'improvviso mi è stata chiara la falsità di certe verità apparenti,
perché non era lui ad allontanarsi... ero io che mi stavo spostando! Quasi come
una vertigine, come se ti accorgessi che ciò che pensavi fisso e solido sotto i
tuoi piedi si muove invece, togliendoti la certezza di una stabilità in realtà
del tutto illusoria. Ero io a muovermi; e con me il marmo su cui posavo i miei
piedi, la città le montagne i mari e le foreste e tutto era in movimento
rispetto a un punto fisso chissà a quale vertice in quale angolo dell’universo.
Una inversione che capovolge certezze e sgretola le verità a cui ci
aggrappiamo. Quante volte infatti, e quanto intensamente, sappiamo mettere in
discussione le nostre verità apparenti, mentre fermi sul posto, sulle nostre
convinzioni, vogliamo illuderci che sia il pendolo a spostarsi, e che tutto
ruoti intorno a noi e alle nostre fantasie?
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