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Visualizzazione dei post da dicembre, 2022
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La meraviglia! Quando è stata l'ultima volta che i vostri muscoli facciali si sono distesi e mossi e contratti così? Certo che il nostro viso muove di continuo in espressioni sempre diverse, a seconda dei momenti e delle situazioni, che però finiscono con il tempo e la consuetudine per diventare repertorio. Ognuno infatti finisce per avere una limitata e personale gamma che ci rappresenta e definisce agli occhi degli altri. Ed è proprio l'uso continuo di quella gamma, e quella sola spesso o prevalentemente, che finisce per disegnare anche il nostro volto. Ciò che proviamo, e il modo in cui reagiamo e valutiamo ciò che accade, non solo ci struttura, ma persino disegna il nostro volto, non è fantastico? Usando infatti quei 36 muscoli in sequenze ripetitive si forma la maschera che esibiamo al mondo e con cui comunichiamo quello che siamo. Succede però che a volte l'effetto diventa causa, e l'abitudine a un gamma ristretta di espressioni ci impedisca anche di provare e
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  Il fico d'india Ma voi ve lo siete mai chiesto? Come diavolo gli sarà venuto in mente al primo che ci ha provato, e mi immagino la scena. É in una campagna assolata, gran caldo e intorno alberi da frutta. Pesche invitanti, fichi maturi e lui osserva invece fisso fisso quella pianta. Disordinata e selvatica, aggrappata a un mucchio di pietre ammassate; con delle grandi pale piene di spine accuminate e dei frutti colorati è vero, ma anche loro pieni di sottili spine malefiche e infide. Ci sono le pesche facili facili ma lui no, a lui gli morde la curiosità di andare a vedere cosa ci sia dentro quei frutti così strani. Subito si riempie le mani di spine dolorose, ma poi insiste ed ecco che scopre la meraviglia di un frutto dolce e delizioso. Oh sia ben chiaro che la vita non funziona mica sempre così, perché a volte ci sono solo spine e basta; le cose e le situazioni che ci arrivano ostiche e minacciose solo quello sono, delle rogne e basta. Ma visto che quelle quando decidono arri
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  Quando fai una cosa fai ”quella" cosa”! Se i nostri pensieri fossero suoni, voci e rumori, produrrebbero un frastuono stordente e incessante. Nella nostra mente infatti è tutto un frenetico vorticare di circuiti che si accendono in rapida sequenza; tanto più che stiamo diventando sempre più multitasking, come si dice oggi, e siamo sempre impegnati a far tante cose tutte insieme. Non saprei dire se sia un bene o meno, ma certo è questa la nostra realtà, un po' per necessità ma anche talvolta per vezzo da personaggi indaffarati. Molte sono quindi le cose che facciamo, vediamo, ascoltiamo o diciamo senza una chiara e definita intenzione, attenzione e concentrazione. E questo influisce sovente nei nostri rapporti interpersonali. Da tempo vive con me una gattina, da cui sto imparando cose che proprio non pensavo. Non pensavo infatti che in questo animaletto ci potesse essere un tale concentrato di personalità con cui dovermi raffrontare e misurare. Prendo ad esempio un momento cl
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 Un microchip nel cervello:  Sarà poi vero che ogni frontiera è un limite da abbattere e non talvolta un valore da preservare? Probabilmente è che sto invecchiando, e succede che si diventi un po' conservatori. Non sul piano politico, ma di fronte alla velocità dei cambiamenti si attenua con il tempo quella smania di nuovo, di confini da superare e sconfiggere e cresce invece la voglia di rifletterci; fermarsi almeno un momento e provare a porsi delle domande. Sarà poi vero che ogni frontiera è un limite da abbattere e non talvolta un valore da preservare? Ed è proprio la qualità delle domande che ci poniamo che fa la differenza. L'entusiasmo, la frenesia di fronte alla possibilità di infrangere barriere che sembravano invalicabili, grazie ai progressi della scienza, sono assolutamente comprensibili, e tanto bene hanno prodotto per l'umanità. Nulla è buono o cattivo di per sé, perché è l'uso che se ne fa che ne caratterizza la qualità. Ma nulla è neutro, e tutto produce
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  É la più imponente costruzione realizzata da parte di esseri viventi sul pianeta. Roba da considerare piccolezze al confronto le piramidi, la grande muraglia cinese o il canale di Panama. Innumerevoli piccoli animaletti, polipi, che alla fine del loro breve ciclo vitale lasciano depositato il loro guscio calcareo che diventerà il substrato su cui le generazioni seguenti continueranno la loro opera creativa. Ed è così che questo ciclo continua da migliaia di anni e per migliaia di miglia nell'oceano sono sorte isole, atolli e barriere. Mi piace l'idea di usarla come metafora, anche riferita alla nostra esistenza. Mi piace infatti pensare che anche ognuno di noi non debba svanire del tutto, e lasciare troppo spesso solo qualche labile memoria di sé. Ma che in qualche modo, chi pietra miliare, chi fondamenta e chi solo granello di polvere, tutti lasciamo qualcosa del nostro passaggio. Ed è questo che diventerà il substrato da cui le future generazioni partiranno per continuare a