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  A granatin…a granatin… Quando sentivamo questa voce, che era quasi un canto, una melodia invitante, si scatenava l’euforia tra noi. E correvamo da mamma per chiederle due monetine e poi giù di corsa per le scale e per la strada per raggiungerlo. Si muoveva veloce e nel frattempo era già arrivato due isolati più avanti. Spingeva il suo carretto con le ruote alte e sopra di esso era appoggiato il lungo pane di ghiaccio, coperto da un sacco di iuta per proteggerlo dal caldo. Quel caldo afoso d’agosto, con vento di scirocco, che ti secca la pelle. Ognuno col suo bicchiere in mano, proteso verso di lui che ci guardava sornione… Vulit a granatin? Al coro entusiasta da parte nostra allora lui sorridendo scopriva il ghiaccio e prendeva l’attrezzo mostrandocelo. Una pialla. Una normale pialla da falegname, che però lui con destrezza e delicatezza, e con un movimento lento e morbido, strofinava sul lungo pane di ghiaccio creando quella nuvola soffice che poi ti versava nel bicchiere. E già l
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  Come in una commedia dell'arte Siamo stati figli, genitori, fratelli e parenti. Siamo stati vicini e distanti, conoscenti, compagni di scuola, colleghi e concorrenti. Siamo stati comprensivi e intolleranti, amati e respinti, solidali ed egoisti, amici e avversari. Siamo stati distratti, indifferenti, ma anche attenti e premurosi. Siamo stati vincenti e anche sconfitti; siamo stati sinceri e leali, ma abbiamo anche mentito e tradito. In questa commedia abbiamo recitato tante parti, e ognuna era vera in quel momento. Qualcuno ne ha scelta una, era solo una maschera ma non l'ha più tolta. E c’è chi forse troppo tardi ha capito, e seduto in ultima fila osserva la rappresentazione!  
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  Cronaca di un sequestro emozionale. All’improvviso una marea ci assale; i muscoli del viso si contraggono coordinati a formare una espressione aggressiva; fiumi di chimica irrorano muscoli ed eccitano i nervi muovendoci all’azione; la neocortreccia, sede del pensiero razionale, è al momento completamente inibita a intervenire. Daniel Goleman lo definisce un vero e proprio sequestro emozionale. E dopo, passata la tempesta e ripreso il controllo ti ritrovi a pensare e domandarti…. perché l’ho fatto? Perché ho agito così? E poi di fatto pagarne le conseguenze. Pur senza arrivare a questi esempi estremi, quante volte ci accade di partire in quarta con un gesto, una frase che poi vorremmo rimangiarci, mentre la chimica ha preso il sopravvento sulla nostra razionalità! È importante allora imparare a riconoscere le nostre emozioni all’insorgere dei loro effetti sensoriali, e per dirla con Aristotele provare a gestirne l’intensità e la durata. Così come alleniamo i nostri muscoli per la cors
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 Abbiamo dimenticato di…saper volare! Sono nato al mare ed i miei genitori, ottimi nuotatori entrambi, mi hanno ficcato in acqua prima ancora che imparassi a camminare. Nuotare è quindi per me una cosa assolutamente naturale e mi colpisce sempre quando sento qualcuno che mi dice di non saperlo fare. Come è possibile, penso; tutti sappiamo nuotare o almeno riuscire a stare a galla per un po’. Siamo nati nel liquido e un neonato in acqua sa istintivamente cosa fare, anzi non lo sa ma lo fa e basta, naturalmente. Accade solo che crescendo, diventando adulti, come Peter Pan abbiamo dimenticato di …saper volare. E ce ne siamo anche convinti. La stessa cosa ci accade tutti i giorni, nella vita quotidiana, nelle nostre relazioni. Migliaia di anni di evoluzione hanno costruito la nostra biologia dotandoci di straordinari strumenti proprio intorno a questo obiettivo, fondante, costitutivo ed essenziale della nostra stessa esistenza. Noi siamo il prodotto delle nostre relazioni, con gli altri, c
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  Il profumo dei tigli! Celebriamo date per ricordare eventi che riguardano le nostre faccende, spesso tragiche e dolorose, e intorno a noi la natura già lo fa da tempo immemorabile. E lo fa con grazia ed eleganza anche. Voi direte, tutti gli anni la stessa storia! E che ci posso fare se, nella città dove vivo, ci sono decine e decine di chilometri di viali alberati, giardini e parchi con alberi tutti belli, alcuni anche molto belli e altri che ti lasciano a bocca aperta. Si perché se ti soffermi a osservarle, queste creature monumentali, non puoi fare a meno di pensarci che sono un popolo, a cui passiamo accanto spesso distratti perché ci sembra che siano fermi, inanimati come fossero statue, parte dell'arredo. Eppure loro vivono, crescono e si modificano, soffrono anche e hanno relazioni sociali tra loro di cui non abbiamo contezza. Sono ippocastani, con le loro grandi foglie, e ci sono loro, i miei preferiti. Se ne stanno come addormentati per tutto il lungo inverno, fino al mo
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  L’onda d’urto e l’enorme calore sviluppato dalla bomba sganciata su Hiroshima uccisero all’istante oltre 100.000 persone e ogni altra forma di vita per chilometri e chilometri. Sopralluoghi successivi però portarono a scoprire, con sorpresa, che sei alberi distanti circa solo un chilometro dal centro dell’esplosione erano incredibilmente ancora vivi. Danneggiati ma vivi, e subito ricominciarono a germogliare e tuttora fanno ancora bella mostra di sé. Darwin definì il Ginko Biloba un vero e proprio fossile vivente, si stima infatti che esistesse già oltre 240 milioni di anni fa, sia praticamente immortale e resistente a inquinamento e condizioni avverse, ed è arrivato ai giorni nostri esattamente come era allora. Incurante di tutto quello di anche apocalittico è accaduto sul pianeta in questi milioni di anni. In autunno poi le sue foglie diventano di color oro brillante; un vero spettacolo. Lo so che abbiamo perso la capacità di stupirci e guardiamo a tutto quello che ci circonda come
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  L’armocromista e il tostapane!! Una parola perfetta per lo scopo, sconosciuta ai più nel suo significato. Lo ammetto me compreso. Ci sono persone che hanno studiato delle cose e altre che decidono di avvalersene, e allora? Ma il punto è che è una parola perfetta per scatenare il flusso di parole; parole che parlano di parole, commenti che commentano commenti e discussioni critiche e risposte e insinuazioni, che tutte si estingueranno in breve come un petardo difettoso. Sbuff!!! Fino alla prossima esternazione, subito dopo a ritmo sempre più incalzante; al prossimo pretesto per poter ricominciare il gioco. E tutti noi davanti a uno schermo a dialogare, a discutere e confrontarci con chissà chi. Decine o migliaia di persone che non abbiamo mai abbracciato per sentirne il calore, con cui non abbiamo mai litigato guardandoci negli occhi e sentirne l’autenticità. E infatti non siamo neanche sicuri che esistano veramente. Che non siano un troll, un algoritmo che non suda, non trema e non